Sveglia alle 4 del mattino. È questa la classica partenza dei voli Ryanair: costano poco, partono da aeroporti sperduti, arrivano in aeroporti altrettanto sperduti, ma funzionano. Con puntualità inusuale per l’Italia alle 6.40 l’aereo parte alla volta di Torp, vicino a Sandefjord, a sud di Oslo.
All’uscita dall’aeromobile, la prima cosa che colpisce è il freddo, pungente ma gradevole, decisamente strano al 20 di ottobre (la temperatura è probabilmente prossima allo zero, se non sotto).
L’autobus per Oslo ci aspetta subito fuori dall’aeroporto, e scopriamo di poter pagare direttamente all’autista tramite carta di credito, ritardando così il nostro primo approccio con la valuta locale. Un’ora e quarantacinque minuti dopo siamo a destinazione, a prelevare le nostre prime 1000 corone (circa 125 euro) alla stazione centrale di Oslo.
Sono le 11 circa, ma la fame inizia a farsi sentire. È a questo punto che scopriamo quanto il paese fosse caro: al cambio, 8 euro per un kebab, 20 per una pizza. Le nostre 1000 corone sarebbero durate poco.
Dopo aver lasciato le valigie in albergo, cerchiamo un posto dove mangiare. L’opzione più ragionevole è un piccolo pub, più o meno tipico, vicino alla costa: piattone con carne e verdure, niente di meglio per iniziare la nostra prima vera giornata norvegese.
Dopo pranzo, tappa culturale al Munch-Museet con primo viaggio in metropolitana (28 corone, più di 3 euro). Dato il periodo poco turistico, l’ingresso è gratuito, con tanto sollievo per Mattia, compagno di avventure, che al museo era poco interessato. Tra un Urlo e una Madonna, il giro per i profani dura qualche decina di minuti. Certo, se fossimo state persone di una certa levatura culturale, avremmo perso tutta la giornata tra gli schizzi, le bozze e i capolavori del genio norvegese. Invece ci siamo accontentati di uno sguardo veloce e abbiamo proseguito il giro della capitale.
Durante il tragitto, due menti informatiche (e un poco malate) come le nostre, non potevano non notare l’enorme quantità di reti wireless libere da password, che ci hanno permesso di orientarci per la nazione, ma anche prenotare alberghi, controllare la posta elettronica e tenerci aggiornati sulle ultime notizie in Italia.
Tornati in centro, ci siamo diretti verso il castello di Akershus, protagonista nei secoli di decine di conflitti, tra cui anche l’invasione tedesca della Norvegia del 1940. Al suo interno, oltre a cannoni d’altri tempi e tombe di ex regnanti, troviamo vari cambi della guardia squisitamente turistici a ricordarci che siamo in vacanza e non in guerra. Per fortuna.
La stanchezza inizia a farsi sentire, così ci incamminiamo verso l’albergo. Nel tragitto, tappa obbligatoria è Deli De Luca, catena norvegese di torte e dolciumi vari, con un’attraente signorina autoctona a servire al bancone. Un piccolo paradiso, insomma, dove io prendo una torta ipercalorica con mandorle e caramello, e Mattia si fa conquistare, oltre che dalla commessa, da un dolce tipico locale (pagnottina dolce con uvette), stranamente in vendita a un prezzo bassissimo, 3 per 15 corone (circa 2 euro).
La sistemazione è pressoché ottima: camera spaziosa con angolo cottura e salottino, letti soppalcati e internet veloce. Nonostante l’ora non troppo tarda, alle 18 crolliamo esausti.