Ritardo Trenitalia rimborso

No, non ho perso la capacità di scrivere un titolo decente (semmai qualcuno dei miei 25 lettori pensasse che in passato fossero così); semplicemente voglio che le tre parole incriminate portino risultati utili se vengono cercate su Google.

Trenitalia, infatti, considera il rimborso parziale del biglietto come un “bonus” utilizzabile per i viaggi successivi. Non c’è bisogno di scomodare un laureato in lettere per capire che in latino bonus significa “buono”, un termine dall’accezione vagamente positiva. Trenitalia non ha le idee molto chiare sui ritardi, pensa che siano per il nostro bene: vedete, cari signori, i nostri treni sono sempre in ritardo, così voi risparmiate sui viaggi successivi. Grazie tante!

Per aggiungere utilità a questo post fornisco il link esatto alla pagina delle informazioni sul famigerato bonus.

Riassuntino per i più pigri

Il rimborso… ehm, bonus è valido nei seguenti casi:

  • Il treno “figo” (Eurostar e affini) arriva con più di 25 minuti di ritardo. Il “più di” è da considerarsi un “maggiore” e non “maggiore o uguale”, quindi se il treno ha esattamente 25 minuti di ritardo il viaggiatore se la prende adeguatamente in quel posto. Senza vasellina. In questo caso il rimborso è del 50%.
  • Il treno “figo ma non troppo” (Intercity e affini) arriva con più di 30 minuti di ritardo. Rimborso del 30%.
  • Il treno “figo ma notturno” o “a lunghissima percorrenza” (Intercity notte o Espresso) arriva con più di un’ora di ritardo. Rimborso del 20% o del 30% a seconda del tipo di treno.

Nei primi due casi il bonus è valido anche se il treno non è in ritardo ma ha l’aria condizionata rotta (fatevelo scrivere dal controllore sul biglietto, altrimenti non vale). Se poi è anche in ritardo cavoli vostri, perché il bonus si può avere una volta sola.

Per ottenere il riborso occorre recarsi alla bigliettera di una stazione o spedire alla biglietteria di cui sopra il biglietto del viaggio “incriminato” allegando i vostri dati. Avete 30 giorni dopo la data del viaggio per farlo; Trenitalia ha 6 mesi per rispondervi.

Le prassi non sono leggi…

Monoscopio Rai

Oggi si sono tenute le votazioni per il capo della Commissione di Vigilanza della Rai. Prima di entrare nel merito della questione, è utile spiegare l’importanza di questa carica.

La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è una commissione parlamentare, ovvero formata da politici, che ha lo scopo di vegliare sul servizio pubblico televisivo italiano. Lo scopo iniziale era quello, nell’ottica di una presenza esclusivamente pubblica nel panorama televisivo del nostro paese, di sorvegliare la Rai per assicurare pluralità di informazione.

Perché questa cosa funzioni, è prassi che a capo di questa commissione venga nominato un rappresentante scelto dall’opposizione: quest’ultima sceglie un candidato e, sempre per prassi, la maggioranza lo vota. Punto.

L’attuale governo vuole essere tuttavia originale: votare, sì, un rappresentante dell’opposizione, ma scelto dalla maggioranza! Veltroni e Casini restano allibiti, ma non troppo, diciamo… pacatamente! L’uno “ma-anchista”, l’altro “ciellino”, invece di proseguire sulla strada scelta dall’Italia dei Valori, ovvero insistere sulla candidatura di Leoluca Orlando, preferiscono uno sdegno al 50%, a metà con una richiesta al partito di Di Pietro di cambiare candidato. Giusto per andare incontro alla maggioranza, per la quale l’ex sindaco di Palermo risulterebbe forse troppo onesto.

In tutto questo, chi ci rimette è sempre lo spettatore. Perché la TV è imparziale; si schiera a destra “ma anche” a sinistra. Il problema, però, è sempre lo stesso: chi si schiera dalla parte dei cittadini?

Cristicchi, i manicomi e quello che la Provincia non dice

Simone Cristicchi

Mercoledì sera si è tenuto, in Aula del Quattrocento, un incontro sulla legge 180/78, normativa unicum a livello europeo che per una volta ci pone al di sopra degli altri Paesi anziché al di sotto come ci hanno abituati i nostri governanti. Dopo i racconti di Adriano Pallotta (ex infermiere dell’Istituto di Santa Maria della Pietà) e Alberto Paolini (per 42 anni paziente dello stesso manicomio), Simone Cristicchi (vincitore del Festival della Canzone Italiana proprio con una canzone sul tema) ha concluso la serata in musica per allietare i presenti e ricordare che, se la legge 180/78 è stata un’innovazione, la 133/08 di cui si discute in questi giorni ci riporta indietro nel tempo e ci sveglia dal sogno che in Italia si fanno normative in base alle necessità di tutti. L’epiteto “Gelmini, vaffanculo!”, con cui il cantante ha personalizzato il brano “Laureata precaria”, di certo riassume al meglio il malcontento generale sulla situazione dell’istruzione in Italia.

Riporto ora il post di Alice Gioia, pubblicato sul blog di Inchiostro, sempre attinente all’evento sopra descritto.

Ci sono giornali che pretendono di essere chiamati tali solo perché sono stampati su un foglio di carta simile a quello che usano i giornali “seri”. Spesso questi giornali sono anche convinti di fare informazione, perché dicono di occuparsi di cronaca locale.
Certo, se per cronaca locale ci si limita al resoconto strappalacrime dell’anziano rapinato, alle lettere dei politici influenti, o ancora alle proteste di indignati cittadini per lo spostamento di un cassonetto della spazzatura. Queste sono le cose che tirano, che fanno vendere.
Le iniziative belle, invece, non fanno audience. Ecco forse perché la Provincia Pavese si è “dimenticata” di parlare della conferenza tenutasi mercoledì sera in un’Aula del 400 gremita di persone. Si è dimenticata di raccontare le storie di tre ospiti speciali (Adriano Pallotta, ex infermiere del manicomio di Santa Maria della Pietà; Alberto Paolini, ex paziente dello stesso manicomio; Simone Cristicchi, cantautore), che sono venuti a raccontare a un pubblico attento ed emozionato il dramma delle istituzioni manicomiali, di cui ci siamo liberati grazie alla Legge 180/78, la Legge Basaglia. Che hanno condiviso le loro esperienze terribili e bellissime, rievocando ricordi dolorosi ma anche episodi significativi, tasselli fondamentali nella storia umana, sociale e politica del nostro paese. Perché la Legge Basaglia è stato solo l’inizio di un lungo percorso portato avanti dal coraggio degli infermieri e dai pazienti dei manicomi, che hanno lavorato insieme per rendere possibile l’apertura dei cancelli che chiudevano fuori il mondo. Spesso sostenuti e coadiuvati dai movimenti studenteschi, che hanno occupato i padiglioni e hanno promosso iniziative e manifestazioni a sostegno di una delle leggi più importanti della storia dell’umanità, apprezzata e studiata dalla comunità psichiatrica internazionale.
La Provincia si è dimenticata di parlare del libro di Adriano, “Scene da un manicomio”, delle poesie e dei racconti di Alberto, del documentario di Simone, “Dall’altra parte del cancello”. Tutte testimonianze preziose e uniche, che dovrebbero essere diffuse il più possibile, per metterci in guardia dai tentativi di riforma di questa legge, portati avanti da gente che non ha nemmeno idea delle atrocità commesse nei manicomi, allora come oggi, nelle blindatissime strutture private che proliferano in tutt’Italia.
Perché, se la Provincia Pavese se ne dimentica, ce ne dobbiamo ricordare noi.