La maledizione dell’informatica

Caspita, ovunque vado ci sono persone che hanno avuto problemi di tipo informatico. E sapete qual è la cosa buffa? Tutti sono competenti in questo campo. Prima rubano la mela (computer Apple) a Kostretto, poi si rompe l’hard disk del mio portatile (come già scritto in un mio post di fine agosto), infine Marzu fa cadere il suo Lacie (hard disk da 250 Gb dove conservava pressoché tutta la sua vita). Che ci sia una maledizione? Qualcuno dall’alto che ci sta dicendo: “L’informatica è una brutta bestia, lasciatela stare, non solleticate la sua sete di distruzione”?

No direi di no, grazie a Dio sono ateo, quindi la risposta è una sola. E deve essere razionale, logica coerente: più si ha a che fare con una cosa, più è probabile che questa si rompa. E dopo questa genialata posso anche andare a dormire, con a fianco la mia Mela fiammante, appena riparata!

Se una donna mi fa una critica,io l’accetto!

Accetta
Come non utilizzare una citazione di Riccardo Cassini in casi come questi? Banale, vero? Forse non tanto banale quanto inviare una mail di disgusto a una persona (con cui, diciamo, non si hanno ottimi rapporti) per un lavoro che ha appena finito. Altrettanto banale!

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail di critica costruttiva da parte di Alice Fiorentino, studentessa di lettere, membro di spicco del Coordinamento per il diritto allo studio – UDU, il gruppo studentesco dell’Università di Pavia che rappresenta gli ideali di sinistra. Ho scritto il nome dell’associazione per esteso perché lorocitengonoparecchio. Pochi mesi dopo aver partecipato attivamente ad un rogo liberatorio del giornale Inchiostro (della cui redazione faccio parte), la sudetta studentessa ha comunicato al sottoscritto, non in qualità di redattore, bensì in qualità di webmaster della Facoltà di Lettere e Filosofia, le sue impressioni sulla nuova veste grafica del sito:

DA STUDENTE: ogni volta che apro il sito della nostra facoltà mi prende un attacco di claustrofobia nonchè di panico… che fare?

Una buona risposta potrebbe essere: trovarsi uno psichiatra, meglio se bravo; oppure convincersi che certi problemi psicologici possono venire superati con la sola forza di volontà.

Ma per quest’ultima cura è necessario voler guarire…

Two little Indians playing with a gun…

… one shot the other and then there was one.

E così ne rimane uno solo. La mia avventura cantabrigiense è ormai giunta al termine; anzi, no: la mia permanenza in queste lande desolate (che, come quelle pavesi, si stanno ripopolando in questi giorni) durerà ancora due giorni, ma saranno due giorni di sonno totale, perché non c’è nessun Pippero e nessuna Valeria a svegliarmi la mattina per non farmi perdere la colazione.

Buona notte, dunque.