Ieri e oggi, weekend del 25 aprile ma, soprattutto, weekend, abbiamo fatto come sempre lezione di giornalismo scientifico. Questa volta con Pietro Greco, rappresentante illustre della categoria, autore con Nico Pitrelli del volume “Scienza e media ai tempi della globalizzazione” .
La lezione di oggi verte sull’editoriale, articolo di solito presente nella prima pagina del quotidiano. Certo, è buffo che in un corso per attuali disoccupati in cerca di professione venga insegnato il punto più alto del lavoro che si accingono a fare. È un po’ come se durante un corso per factotum in arrivo al Mac Donald’s insegnassero a dirigerlo. Magari prima facciamo panini, eh?
Rielaboro il contenuto della lezione, prendendomene ogni responsabilità (se c’è qualche vaccata, è tutta colpa mia). Un editoriale, tendenzialmente, è un articolo che contiene:
- Tesi forte. L’editoriale non deve descrivere gli eventi, ma deve prendere una posizione, spesso di tipo politico.
- Argomentazione. Ogni tesi che si rispetti deve essere argomentata. L’autore deve convincere, non descrivere.
- Chiusura. Non deve essere generica, ma rigorosa.
- Interesse generale. Il target dell’articolo deve essere generico, quindi argomenti non troppo specifici e pochi tecnicismi. Possono, anzi spesso devono, essere presenti dati utili ad argomentare la tesi.
- Individuare nocciolo. Deve essere chiaro il percorso dell’autore dell’editoriale.
- Luoghi comuni. Vanno evitati, anche se spesso sono inevitabili.
- Aggettivazione. Non essendo l’editoriale un testo descrittivo, può permettersi aggettivi e avverbi “forti”.
- Eleganza. Non deve mai scadere, ma eventualmente far riflettere il lettore.