Libero

Libero

Sì, è proprio Internet Explorer. Visto che lo screenshot doveva rappresentare qualcosa di negativo, ho voluto che il quadretto fosse completo.

Il “qualcosa di negativo” in questione altro non è che il portale di Libero, una indubbia comodità se tutto va bene, ma il peggio incubo che vi può capitare se qualcosa va storto. A me ad esempio, il giorno 10 dicembre qualcuno è entrato nel mio account (ziorufus@libero.it, casomai l’ignoto fosse all’ascolto) e ne ha modificato i dati di accesso.

Telefono quindi all’assistenza clienti, modica cifra di 24 centesimi al minuto, per sentirmi dire che per resettare la password era necessario inviare un fax scaricabile da internet. Il documento, in particolare, era una sorta di autorizzazione di libero.it a impostare la password a 12345. Soluzione ottimale se il legittimo proprietario ha dimenticato la password, ma decisamente pericolosa se l’account è stato sottratto da qualcun altro, come nel mio caso. Cosa sarebbe successo se l’ignoto (ovviamente a conoscenza del sistema di reset delle password di Libero) fosse rientrato, battendomi sul tempo, con 12345 e avesse nuovamente modificato la password? Riapertura delle danze?

In ogni caso mi sono fatto uno script PHP che metto a disposizione del mondo. Se inserito in una pianificazione (tipo: ogni minuto), invia una mail a un indirizzo alternativo in caso di riuscita del fatidico login 12345. Purtroppo i falsi positivi capitano (ma può essere migliorato), tuttavia se arrivano 10/12 mail di fila vuol dire che l’account è a posto!

function openhttp($pagina, $post) {
    $header = $stringa = "";
    $header .= "POST ".$pagina." HTTP/1.0rn";
    $header .= "Content-Type: application/x-www-form-urlencodedrn";
    $header .= "Content-Length: " . strlen($post) . "rnrn";
    $fp = fsockopen('wpop10.libero.it', 80, $errno, $errstr, 30);

    if ($fp) {
        fputs ($fp, $header . $post);
        while (!feof($fp)) {
            $stringa .= fgets ($fp, 1024);
        }
        fclose($fp);
        return $stringa;
    }
    else {
        return false;
    }
}

$req = "choice=libero%2Eit&dominio=libero%2Eit&".
    "u=&d=&password=&LOGIN=ziorufus&PASSWD=12345&Act_Login=";
$Stringa = $header = "";

$Stringa = openhttp("http://wpop10.libero.it/email.php", $req);

ereg("Content-Length: ([0-9]+)", $Stringa, $ris);
if ($ris[1] != 89) {
    mail("alessio@apnetwork.it", "Alleluja!", "", "From: alessio@apnetwork.it");
}

Chiaramente al posto di ziorufus andrà inserito il proprio login.

Per proseguire la mia storiella, sono capitati due fatti tipicamente italiani che mi hanno lasciato alquanto perplesso.

  1. La denuncia alla Polizia Postale sarà portata a termine all’incirca in un anno, a causa del nostro sistema burocratico molto snello.
  2. Sono riuscito a recuperare il mio account di Libero, ma non grazie al fax, bensì grazie a una “conoscenza interna” all’azienda, in quanto l’intestazione con cui ero registrato sul portale non comprendeva il mio secondo cognome, aggiunto successivamente, presente però sul documento. “Non si può fare nulla”, è stata la risposta degli operatori di Libero.

Che bella l’Italia!

Sistema operativo o carro armato?

Mac Os X Leopard

Forse non tutti ricordano la divertente campagna pubblicitaria di Esselunga di fine Anni Novanta (precedente a quella più famosa delle caricature di personaggi celebri): ciascun manifesto consisteva di un frutto che, a colpo d’occhio, poteva essere interpretato anche in un altro modo. La stessa idea è stata anche ritentata nell’ultima campagna, ma con scarsi risultati e scarso successo.

Che Apple abbia preso spunto?

Tutti infatti sostengono che Leopard, il nuovo sistema operativo della Mela, sia una vera bomba. Io aggiungo qualcosa in più: Mac Os X Leopard è un vero carro armato.

Sul serio.

Ma non è tutto: ogni versione di Mac Os X è un carro armato. Il primo “interessante” è Panther, ovviamente. Per poi seguire con Tiger, che ha avuto addiruttura due “versioni”, il Tiger I e il Tiger II, entrambi gioiellini dell’armata tedesca della Seconda Guerra Mondiale.

Come non concludere la selezione con il fiore all’occhiello di casa Apple e dell’artiglieria pesante tedesca? Leopard, anch’esso uscito in due versioni: Leopard I e Leopard II.

Per la Mela, dunque, si prospetta un futuro scoppiettante…

Aperto batte chiuso

Tux beve Windows Xp

Ieri è stata una giornata massacrante. Sono andato nella sede di Conforama, un’azienda che possiede una catena di supermercati, per installare un programma gestionale realizzato da AeB, una delle aziende con cui collaboro.

Nulla di strano, fin qui, se non fosse che un lavoro che pensavo mi occupasse meno di una mattinata si è protratto fino al tardo pomeriggio per cause “informatiche”.

Il primo problema è stato di natura organizzativa: il server (cioè il computer) dove doveva essere installato il programma non aveva i tool necessari. No problem, basta installarli. Essendo tutto il software in questione di tipo proprietario (che si differenzia per quello libero, detto open source), bisogna avere i CD. Ma non basta: bisogna anche trovarli. Superato questo scoglio, l’installazione ovviamente non si concluse senza problemi. Non starò a elencare tutto quello che abbiamo passato; basti sapere che IIS e SQL Server (i due prodotti mancanti necessari) non sono stati pronti prima di pranzo.

Ora mancava il motivo della nostra visita, il programma fatto da noi. Anche qui la via non è stata facile, perché Windows non lo voleva. Probabilmente una sorta di rigetto, visto che il linguaggio da me utilizzato era open source. “Non hai i permessi necessari”, mi diceva. Odio i permessi di Windows. Sono fatti al contrario: è uno dei sistemi operativi più bucati del mondo, ci entrano persino i pesci rossi, ma se vuoi entrarci tu che ne hai i privilegi ti fa mille storie. Un po’ come avere un cane da guardia che ti abbaia e ti chiede i documenti quando arrivi, mentre lascia passare tutti gli altri solo perché sono stati più furbi (i cosiddetti hacker, per intenderci, anche se il termine è usato in modo improprio).

Se avessi usato le due alternative open source “di punta” per questo genere di prodotti, ovvero Apache e Mysql, probabilmente ci avrei messo meno. Un po’ come comprare musica da internet o scaricarla col peer to peer, con la differenza, non da poco, che usare software libero non è illegale!

La conclusione della giornata non è andata meglio: a causa dello sciopero dei trasporti, mi ci sono volute due ore e mezza per tornare a Pavia dalla periferia ovest di Milano. Quando inventeranno il teletrasporto? E che sia open source, per favore…

The Video Game Pianist

Video Games Pianist

Ha da poco compiuto 20 anni eppure nei due mondi apparentemente distanti della musica e dei videogiochi è già un mito. Il suo nome è Martin Leung, ma è per lo più noto come “Video Games Pianist“. Inizialmente sembrava il solito “sborone” che cerca di fare la figata da mettere su YouTube, ma poi, ascoltandolo meglio, mi sono reso conto che ha una marcia in più. Non per niente, indagando, ho scoperto che Martin è più famoso di quanto pensassi. Ha partecipato a diversi programmi televisivi e ha suonato concerti in tutto il mondo.

Il suo repertorio “spazia” (per usare un eufemismo) da Super Mario a Sonic, da Zelda a Final Fantasy. Vale la pena ascoltarlo. Sentire per credere.

L’Italietta

Italia.it

Bisogna festeggiare. Rutelli ha finalmente fatto un’affermazione intelligente. Che il nuovo Partito Democratico stia davvero funzionando? Al Comitato Nazionale per il Turismo, Rutelli ha infatti recentemente confermato che italia.it è una ciofeca. E ci voleva Rutelli!

Era il marzo 2004 (e non il 1994 come afferma il Corriere della Sera). Il sito in questione doveva nascere secondo il volere dell’allora Ministro per l’Innovazione e la Tecnologia, Lucio Stanca, per promuovere l’immagine turistica dell’Italia. D’altronde tutti ricorderanno l’intervento dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Parlamento Europeo in cui dà del kapò (generale nazista) al ministro tedesco Schulz. Nella stessa occasione l’Italia viene descritta come un gioiello che nemmeno il Governo Berlusconi è riuscito ad intaccare. Ecco che quindi al Bel Paese viene fatto omaggio di un portale affinché tutti nel mondo possano conoscerlo.

Costo dell’operazione: 45 milioni di euro. Risultati: scadenti.

Spero che non vada a finire come il nuovo portale dell’Università. Perché? Come, perché? Stay tuned…

Un’utilitaria travestita da Ferrari

WalkPod
Immagine tratta dal sito http://www.saynotocrack.com.

Visto il successo di oggi delle “Rosse”, direi che il titolo è azzeccato. Ma la Formula 1 non c’entra nulla.

Questa mattina ho scoperto infatti, tramite un sito web, che il mio portatile racchiude in sé più di quanto Apple vuole farmi credere. La sua scheda video, che fino a ieri sembrava un normalissimo chip per visualizzare il Desktop su un solo schermo, ha in realtà il supporto Dual Head, ovvero quella figata che permette al desktop di venire esteso su due monitor. Così anche la mia Mela può stupire con il giochino del mouse che passa da uno schermo all’altro, nonostante nel mezzo ci sia solo… aria.

La domanda, a questo punto, è: perché c’è bisogno di un programma esterno per fare ciò? Perché Apple non permette di usufruire di questa funzionalità direttamente? Semplice: ragioni di mercato. È molto più economico installare su tutti i modelli la stessa scheda video, per poi “limitarla” a seconda del prezzo pagato dall’utente per quel computer. Metafora della vita: sotto il vestito, siamo tutti uguali!

Ma dove sarà la patch che mi fa diventare alto, biondo e muscoloso?

Occhio alle ventoline

Skype

La chiamano Guerra Fredda. È l’unico conflitto di questo mondo che non fa vittime, che non implica l’uso di armi. Basta averle. Mi ricorda un po’ l’entrata in vigore delle nuove leggi sull’autocertificazione: finché tutto va bene, ognuno può dire all’altro “io sono più figo!”. Un’invidia del pene a livello planetario.

Tuttavia ormai la Russia sa che i suoi aerei “tirati fuori dalla naftalina” sono un po’ datati, quindi ha trasformato la Guerra Fredda in una Guerra Tiepidina, raffreddata solo dalle ventoline che ci sono nei computer. Visto che militarmente non è troppo presa in considerazione, la battaglia si è spostata sui bit. Il noto portale Slashdot ha infatti dichiarato che l’attacco che ha messo in ginocchio Skype, il più celebre prodotto di telefonia via internet, proveniva dalla Russia. Nel suo articolo inserisce anche un link a un fantomatico sito russo contenente il codice in Perl dell’exploit.

Ora anche l’India e il Giappone sono in fieri con un’alleanza che contrasti quella di Russia e Cina, che a sua volta contrasta la Nato. Purtroppo non è Risiko, quindi bisogna stare attenti: gli indiani sono i migliori hacker del mondo!

Una mela al giorno fa bene se la digerisco in fretta

Fare le battutine sul nome “Apple” con il solito doppio senso della Mela è abbastanza banale, tuttavia il nome indica “esattamente” il frutto in questione, quindi mi ritengo legittimato.

Sono sempre stato un fan dei prodotti Apple, ma mi sembra che, ultimamente, l’azienda si sia un po’ adagiata sugli allori tipici dei casi di quasi-sicurezza-di-non-fallire-nel-prossimo-futuro. Il nuovo sistema operativo, Leopard, soprannominato Vista 2 dai più accaniti sostenitori della Mela, ha subito un ritardo imprevisto, motivato dall’imminente uscita del nuovo cellulare iPhone: a gennaio, mese del suo annuncio, Steve Jobs in persona ci aveva illuso di avere il nuovo gioellino entro primavera 2007, ma sembra che non lo vedremo prima dell’autunno. Brutta storia. Apple è famosa per non avere mai avuto ritardi di questo tipo, anzi di uscire spesso prima del previsto. Ecclatante è stato il passaggio dei processori da IBM a Intel, risultato indolore e durato meno di un anno.

Problemi di surriscaldamento nei MacBook Pro, ritardo di Leopard, presentazione di iPhone a quasi un anno dall’uscita prevista. Volevo cambiare il mio portatile, e stavo aspettando il nuovo sistema operativo. Non ho fretta, quindi aspetterò ancora. E tu, Steve, cosa aspetti? Rivoglio l’affidabilità che ha sempre contraddistinto Apple!

Evviva il Mulo

Ho commesso un peccato mortale. Ho comprato un file musicale su internet.

Non vogliatemene. Ogni tanto è piacevole essere una persona onesta. Mettiamola così: era il mio fioretto per la Quaresima. C’è chi rinuncia alla Nutella e chi alla carne: io ho comprato un WMA su internet. Sì perché a parte il formato di iTunes esiste solo un altro formato in cui si può inserire un qualche tipo di firma digitale: il WMA di Microsoft. E per combattere il monopolio di iTunes (o semplicemente perché iTunes non permette la diffusione del suo formato fuori dallo Store) tutti i negozi usano il WMA.

Vado dunque su iMusic, il negozio di Libero, e compro il tormentone di questi giorni: “La Paranza”, vincitore morale di questo Festival di Sanremo. Compro anche la canzone di Cristicchi. Mentre scarico quest’ultima, però, si interrompe la connessione! La dicitura “Errore 415” mi fa pensare che non dovevo usare un download manager per scaricare i brani. Sta di fatto che il download si è interrotto. Ma per il server di iMusic questo non è accaduto, così il brano risulta scaricato. Argh! Saranno pur 99 centesimi, ma buttati così…

Va be’, mi metto il cuore in pace e scarico l’altra canzone, “La Paranza”. Lo ascolto e ammetto che la qualità è ottima. Scopro poi che posso ascoltare la canzone infinite volte, ma posso masterizzarla solamente 7 volte e trasferirla su apparati esterni solamente 5. Mi basteranno. Collego il palmare e provo a copiarlo. Ovviamente non va, è necessario sincronizzare il palmare con Windows Media Player. Allora vado su “Cerca dispositivi”, ma il mio palmare proprio non ci sta.

Non mi arrendo: ci sarà pur un modo di togliere la protezione, no? Due sono ovvi: registrare direttamente un mp3 mentre ascolto la canzone oppure banalmente incidere su CD la canzone e ripparla successivamente con qualche software dedicato. Cerco su internet una soluzione più “fica” e trovo FairUse4WM, un simpatico programma che ha craccato il sistema di casa Microsoft. Tuttavia non è compatibile con Windows Vista, e la cosa nuovamente non stupisce.

Decido quindi che ho sonno e che è meglio cambiare strategia: se scaricare pezzi legalmente (e pagando) deve essere così complicato, rimane semplicissimo usare il buon vecchio Mulo.

E io sarò sempre lì a tifare per lui!

Volpe di fuoco o donnola di ghiaccio?

Iceweasel
Sono principalmente due le cose che danno alla testa: il potere e il fanatismo. Per farne un paragone politico tutto italiano (e anche un po’ banale e inflazionato), il potere ha fatto sì che lo scorso governo promuovesse guerre di conquista a fianco degli americani e il fanatismo ha permesso che nessun sindacato si lamenti più di tanto dei danni che sta facendo l’attuale governo, in apparente opposizione con quello appena passato.

Fuori di metafora, questi due morbi dell’umanità sono riusciti a sottomettere anche quel limbo dell’informatica che è l’open source. Da una parte Debian, la nota distribuzione Linux da cui è stata derivata la più celebre Ubuntu; dall’altra parte Mozilla, la nota fondazione che ha contribuito al rilancio del defunto Netscape Navigator producendo l’ottimo browser web Firefox (la volpe di fuoco). Ma andiamo con ordine. Tutto comincia quando Mozilla registra il marchio di Firefox (il potere), il mondo con la volpe intorno. Non è più open source – pensano i collaboratori di Debian – non possiamo inserirlo nella nostra pura distribuzione (il fanatismo). Debian decide così di cambiare il logo del noto browser in un semplice globo terrestre. Ma così facendo viola la licenza con cui Firefox è distribuito, che prevede che tutte le modifiche apportate al codice del programma debbano essere accuratamente segnalate e approvate dallo staff di Mozilla, pena il divieto di utilizzare il nome “Firefox” per il prodotto così modificato. No problem per Debian. Il nuovo browser si chiamerà Iceweasel, la donnola di ghiaccio.

Tutto qui? Ovviamente no, perché il nuovo arrivato non vuole essere solo la brutta copia di Firefox senza il loghettino della volpe, vuole fare di più. Per questo la GNU ha iniziato un nuovo progetto, denominato GNUzilla, che, a partire da oggi, fornirà parallelamente i software della Mozilla Foundation migliorandoli (almeno così dicono). Per i più curiosi, Thunderbird diventerà Icedove.

Chi vincerà alla fine? Probabilmente Internet Explorer.

Update: Ho trovato il sito Wiki di Ubuntu dove sono inseriti tutti i candidati a diventare loghi ufficiali per i nuovi prodotti Debian made in Mozilla: IceWeasel (Firefox), IceDove (Thunderbird) e IceApe (Mozilla Suite).