“I nanopagamenti per monetizzare i contenuti web”. Il giornalista Marco Cagnotti e il lento declino della carta stampata

Pubblico un post di una mia intervista a Marco Cagnotti per il blog scientifico Jekyll.

Abbiamo intervistato Marco Cagnotti, giornalista scientifico freelance ticinese. È direttore di Confronti, mensile del Partito Socialista ticinese, cura le pagine di scienza e tecnologia del Corriere del Ticino e due trasmissioni radiofoniche (Lo sciamano in bicicletta e Quarantadue), tiene un corso di comunicazione scientifica presso l’Università di Pavia e dirige un Osservatorio astronomico, la Specola Solare ticinese. Sempre attento ai temi della comunicazione della scienza, ci parlerà della sua esperienza come freelance, del futuro della carta stampata, argomento che aveva già meritato una dissertazione molto approfondita sul suo blog, e infine dell’utilità dei Master universitari, come quello della Sissa di Trieste, che pubblica il sito web che state leggendo.

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Referendum

A votare ci si va, sempre e comunque. Detto questo, ecco una traduzione dei quattro quesiti, rubato a quel flusso di coscienza che è Facebook (e in particolare a Marilù, che ringrazio).

– Vuoi che un ladro vada in galera anche se è il Presidente del Consiglio? (SI)
– Vuoi che l’unico posto dove stipare una barra di uranio impoverito sia il culo di chi vuole il nucleare? (SI)
– Vuoi continuare a farti il bidet senza dover usare il Telepass? (SI)
– Vuoi innaffiare le tue piante senza usare Uliveto e Rocchetta? (SI)

Buon weekend!

Terzo mondo

Con questo video, il Ministero dell’Educazione della nazione macedone sottolinea l’importanza dell’insegnamento nelle scuole della religione cattolica.

Peccato che sia un falso: Einstein non ha mai fatto tali affermazioni, né in età scolare contraddicendo il maestro, né da adulto. Una citazione apocrifa sulla religione, quindi, degna della peggior arretratezza della cultura.

Il video rimane comunque un lavoro ben fatto, con un messaggio chiaro che rispecchia una visione comunque pluralista e non troppo cattolica della visione del concetto di divinità.

Per quanto riguarda la nazione, direi che ci troviamo davanti a una Macedonia decisamente… alla frutta!

L’inglese e tanta determinazione se vuoi sfondare in Europa

Pubblico qui di seguito una intervista realizzata per il blog scientifico Jekyll.

J-Palumbo

Prima il Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste, poi la Città della Scienza di Napoli, per approdare infine a Ecsite, il network europeo di musei e science center. Jennifer Palumbo, una vera comunicatrice scientifica, ci racconta la sua esperienza.

[audio:http://www.ziorufus.it/wp-content/uploads/2011/02/jennifer-definitivo_01.mp3|titles=jennifer-definitivo_01]

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Internet for peace

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Tutti i corvi sono neri. E come dice lo scienziato, questa affermazione è vera fino a prova contraria.

Il logico, invece, dice qualcosa in più: ogni volta che troviamo un oggetto non-nero che non è un corvo, si avvalora l’ipotesi che tutti i corvi sono neri. All’inizio ero un po’ perplesso, ma poi pensandoci, mi sono reso conto che la cosa funziona.

Insomma: A implica B equivale a dire che non-B implica non-A.

Se piove, allora prendo l’ombrello. Quindi se non prendo l’ombrello, significa che non piove. Giusto?

Ebbene, fino a un po’ di tempo fa ero molto scettico che internet fosse il giusto candidato al premio Nobel per la Pace. Siamo davvero sicuri che internet implichi pace?

Ebbene sì.

I recenti conflitti in Egitto e Libia ne sono la prova. Basta rovesciare l’affermazione (mantenendone il valore di verità): non pace implica non internet.

Logico, no?

Il 13 febbraio delle donne

Segnalo un interessante intervento a proposito della protesta delle donne di ieri 13 febbraio, riportato sul blog Il tetto di cristallo. Con interviste a Loretta Napoleoni, Lorella Zanardo, Rossella Panarese, Cristiana Pulcinelli, Silvia Bencivelli, Federica Sgorbissa, Anna Menini, Angela Mary Pazzi.

Se non ora, quando? Istruzioni per l’uso

Domenica 13 febbraio le città italiane manifestano in nome delle donne. Lanciato sulle pagine dei giornali, rimbalzato su internet, l’appello “Se non ora quando” ha raccolto l’adesione di esponenti della cultura e della politica, giornaliste, cittadine e cittadini comuni.
Ma quanti saranno a scendere in piazza? Chi sarà a farlo? E contro che cosa manifesterà ognuno di loro? Contro l’immagine di una donna pronta all’uso, che la cronaca restituisce in questi giorni? Contro una gestione inaccettabile della cosa pubblica? Contro le disparità di genere nelle posizioni professionali, nelle retribuzioni, nelle prospettive di carriera, nella rappresentanza politica? Gli italiani sono abbastanza arrabbiati perché la mobilitazione possa davvero ottenere qualche risultato?
L’abbiamo chiesto ad alcune donne, giornaliste, studiose e scienziate, osservatrici attente dell’Italia al femminile. Sotto, le loro voci.

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Libro, quanto mi costi

Anche in Italia, finalmente, si sta diffondendo il libro elettronico. Ci sono, è vero, alcuni nostalgici che ancora non possono rinunciare al sapore della carta, ma la tendenza dei prossimi anni sarà quella di risparmiare carta a favore del dato digitale.

Tuttavia c’è un grossissimo neo che frena questo sviluppo: il prezzo. Sull’onda delle decisioni del mercato americano, anche quello italiano si è adeguato a tenere molto alto il costo per l’utente finale della versione elettronica di un libro. Con tanto di DRM, ovviamente, vale a dire quelle protezioni anticopia che nel mondo della musica digitale sono stati eliminati perché causavano più problemi che vantaggi.

Eppure l’editoria sta ripercorrendo la stessa strada, nell’illusione che la distribuzione elettronica dei libri, abbattendo l’80% dei costi della controparte cartacea, si trasformi in una gallina dalle uova d’oro e compensi la crisi che di recente ha colpito tutti i settori del commercio.

La musica, però, anche a causa di tutte queste limitazioni, ha visto scendere clamorosamente i guadagni a causa della pirateria: perché pagare per un contenuto digitale con restrizioni quando posso averlo gratis senza limitazioni?

Vediamo un esempio. Sul sito di Feltrinelli, il libro “Cristo con il fucile in spalla”, di Ryszard Kapuscinski, è in vendita al prezzo speciale di 12,75 euro. L’equivalente in formato elettronico si può acquistare per 10,99 euro. In termini di sconto, siamo sotto il 15%. L’editore, però, non deve più sobbarcarsi i costi di stampa, distribuzione e percentuale del libraio: su un libro da 15 euro come quello preso in esame, la casa editrice risparmia circa 12 euro. Il costo (comprensivo del guadagno dell’editore nella versione cartacea) risulta 3 euro. Perché, dunque, non venderlo a 5 euro, ottenendo un guadagno di 2 euro superiore a quello della versione cartacea?

Versione cartacea
Versione e-book

Con l’editoria, poi, un altro fattore molto importante sbilancia la scelta a favore della carta: la durata nel tempo. Un testo stampato, se ben conservato, può durare senza problemi anche centinaia di anni; un supporto digitale, per quanto di buona qualità, raramente raggiungerà mezzo secolo. Per non parlare poi delle restrizioni, dei formati e degli stumenti di lettura, che si susseguono uno dopo l’altro rendendo difficile prevedere cosa ci sarà tra solamente 10 anni. Provate ad aprire un file di Word degli anni Novanta e capirete di quali e quanti problemi bisogna tenere conto.

Si tratta solamente di aspettare che il tempo giochi la sua parte, la comunità degli utenti si organizzerà e la pirateria in ambito editoriale diventerà forte e prolifica come quella della musica. A meno che gli editori non facciano meglio i loro conti.

L’inizio della privacy (o la fine?)

india-call-center

Che la situazione delle telefonate per offerte commerciali dovesse essere risolta, era un fatto noto a tutti. Ogni settimana ciascuno di noi riceve decine di telefonate da parte di call center che propongono offerte irripetibili, riservate solamente a noi.

Ora, forse, la situazione si sta evolvendo verso una strutturazione legislativa che finalmente permetta all’utente di decidere indipendentemente cosa fare della propria privacy.

Il nostro Governo, con il DPR 178/2010, ha istituito un nuovo registro, detto Registro Pubblico delle Opposizioni, dove ogni cittadino può iscrivere il proprio numero di telefono per impedire a qualsivoglia call center di chiamare. La norma, che si avvicina alla situazione europea, dà inizio quindi a un iter che porterà (si spera) sempre di più l’utente a gestire in autonomia la propria situazione sul tema “telemarketing”.

Tuttavia, c’è chi non è contento: con questa soluzione si passa al sistema del silenzio assenso, il che permetterebbe ai call center di chiamare chiunque non sia compreso nel registro. Proprio per tamponare questo rovescio della medaglia, alcuni operatori di telefonia (e non solo) hanno stretto un accordo che limiti i contatti a uno al mese e a orari precisi (feriali dalle 9 alle 21.30, sabato dalle 10 alle 19, mai nei festivi).

Chi volesse iscriversi può farlo a partire dal I febbraio 2011 sul sito della Fondazione Ugo Bordoni. Io sto già fremendo.

Essere sulla notizia

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Che le reti di Alice e Fastweb non siano sicure, è roba ormai nota e stranota nell’ambiente informatico.

I primi blog ne hanno parlato a giugno 2010. Io ho trattato l’argomento in un post del 22 novembre.

Oggi, all’alba del nuovo anno, dopo che decine di persone hanno sfruttato ADSL altrui per gironzolare tranquilli nella rete, anche la stampa generalista si è svegliata. In un articolo di Repubblica.it, infatti, si parla di “allarme degli esperti”. Un po’ come se iniziare a parlare di “allarme terrorismo” a quasi 10 anni dal crollo delle Torri Gemelle.

Quello che importa, però, è che finalmente la cosa venga divulgata adeguamente.

Anche se, a ben vedere, con le nuove norme sul wifi forse nemmeno serve più.