Nella mia atea ingenuità, spesso dimentico che molti dei giorni di festa in giro per l’anno sono di natura religiosa. Lunedì, ad esempio, i negozi sono chiusi, gli uffici pure e i ragazzi non vanno a scuola. Perché? Per festeggiare i morti.
Secondo la mia religione, ovvero l’ateismo, questa festività è un’ipocrisia e un insulto alle persone che ci hanno lasciato. Ho superato l’idea, appoggiata troppo spesso dai giornalisti, secondo cui i morti sono sempre persone buone. Muoiono anche i cattivi, perbacco! E per fortuna, aggiungerei.
Se il morto era buono e “vale la pena” riviverne la presenza, sarà ricordato comunque, nei momenti della vita quotidiana: al tavolo dove mangiava, nella stanza dove si cambiava, nell’edicola dove era solito comprare il giornale. Ogni volta che visito un monumento della nostra splendida Italia, mi viene in mente il mio Professore di Storia dell’Arte del liceo. Non riuscirei mai a guardare il Pantheon di Roma senza pensare a lui.
Anche quando passo davanti a casa mia, salutando la signora Carmen mi viene in mente mio nonno che viveva dove ora vive lei.
Nessun giorno vale tanto come i ricordi.
E che dire dell’insulsa abitudine di recarsi sulle tombe dei suddetti morti? Come se fossero ancora lì, da qualche parte…
M.
nella tua atea ingenuità devi sapere che lunedì si festeggiano i Santi e martedì i morti (giorno feriale e lavorativo)
Urka, è vero.
Nella religiosa non-ingenuità, i Santi sono festa, i Morti no. Questione di priorità: i Santi rendono di più.