Thunder Road e Marlene Kuntz, pollice verso

Marlene Kuntz

Ieri sera ho avuto il mio primo incontro con il Thunder Road e i Marlene Kuntz, un locale e un gruppo di cui finora avevo solo sentito parlare. Due piccioni con una fava.

La premessa – certamente non delle più allettanti – l’ho avuta con un amico che mi ha detto: “Vai a un concerto dei Marlene Kuntz? Ma tu non c’entri nulla”. Alla mia domanda sul genere del suddetto gruppo, poi, non ha saputo rispondere. Dopo averli sentiti, ho deciso che trattasi di “rock melodico”, abbastanza inflazionato. Tuttavia – diamo a Cesare quel che è di Cesare – forse non era così inflazionato quando il gruppo si è formato, alla fine degli anni Ottanta.

Le locandine davano il concerto alle 23. Siamo arrivati alle 22.55 per scoprire che in realtà sarebbe stato alle “23.30 puntuali”. È iniziato alle 0.20. Cominciamo male, molto male.

Il peggio è stato il cartello fuori dal locale, che recitava: “Ingresso libero, consumazione obbligatoria 10 euro”, mentre le locandine, evidentemente vittime della sintesi, riportavano solo le prime due parole: “Ingresso libero”. A casa mia, questa scelta imprenditoriale si chiama “Ingresso 10 euro, consumazione compresa”, oppure “Ingresso libero, uscita a pagamento”, altrimenti sembra proprio una cosa del tipo “Ingresso libero per pagare meno SIAE e consumazione obbligatoria 10 euro per incassare ugualmente”. Mi informerò per sapere se questa tattica è legale.

Anche il metodo di “controllo” era inutilmente complicato:

  • all’ingresso si viene forniti di un bigliettino con scritto “consumazione obbligatoria”;
  • il bigliettino deve essere convertito alla cassa (dentro il locale) in altri due bigliettini, uno per la consumazione e uno per l’uscita;
  • quello per l’uscita deve poi essere convertito (all’ingresso) in un timbro sulla mano, che serve per potersi muovere liberamente dentro e fuori dal locale.

Non capisco, tra l’altro, come il locale si sarebbe comportato se io, al termine del concerto, fossi voluto uscire senza consumare. Mi trattenevano finché non pagavo i 10 euro? Chiamavano il 112? E se lo chiamavo io accusandoli di sequestro di persona?

Misteri della vita mondana…

Il concerto è stato di medio livello. L’audio non era ottimo e non si capiva una parola di quello che dicevano; il che, considerando che è un gruppo italiano, non è bello. A un certo punto si sono anche bloccati all’inizio di una canzone; il cantante si è scusato: “ho sbagliato, chiedo perdono, sono cose che capitano”. Dubbio feroce su questa frase: un musicista di medio livello, quando sbaglia, di solito si raccapezza senza interrompere tutto il gruppo, no?

Finito il pezzo, cambio delle chitarre – in tutto il concerto è capitato almeno 3/4 volte -, come una valletta al festival di Sanremo farebbe col vestito. Azzardando un giudizio bipartisan, direi che i Beatles e i Rolling Stones non cambiavano le chitarre 3/4 volte durante un concerto.

D’altra parte, facendo mia una frase di Frankie Hi-Nrg, se le vallette del festival di Sanremo sono il vestito che hanno, è possibile che un gruppo sia gli strumenti che suona.

One thought on “Thunder Road e Marlene Kuntz, pollice verso

  1. […] la serata al Thunder Road, questo piacevole imprevisto ci voleva […]

Rispondi a Ziorufus » Cristicchi al Broletto Annulla risposta

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