Ritorno al web 1.0

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La storia di internet può essere vista come un microcosmo in cui si succedono una dopo l’altra le varie “ere” che la compongono. C’è stato un momento in cui nessuno sapeva ancora bene di che cosa si stava parlando, poi è arrivata la new economy e il mondo ha scoperto un nuovo modo per comunicare e, soprattutto, per fare soldi.
La storia prosegue, arrivando a quel periodo che dagli “storici” della materia è stato soprannominato web 2.0. In questo momento l’utente è al centro di internet: non più uno spettatore passivo cui far consultare documenti e immagini, ma il vero protagonista della rete, tanto da decretare l’incredibile successo di strumenti come i blog o come YouTube, in cui di fatto è il visitatore che in primis costruisce a poco a poco le pagine del sito.
Il web 2.0 è tuttavia a sua volta suddivisibile in due grossi periodi: lo “scetticismo” e il “personalismo”. All’inizio l’utente non si è fidato immediatamente delle potenzialità di internet, e ha preferito affidare i suoi interventi e la sua personalità della rete a uno pseudonimo. Nei primi programmi di chat a cavallo del millennio, di cui ad esempio mIRC e ICQ sono esempi celebri, si trovava chicca83, cereal killer, puffetta. Raramente il nickname coincideva con il nome o con il cognome di chi realmente stava dietro alla tastiera del computer.
Superata la fase di “scetticismo”, abbiamo finalmente dato fiducia a internet e ci siamo esposti di più. Arrivano quindi i fenomeni come Facebook, i social network, in cui non si sente più l’esigenza di rifarsi una seconda vita, ma semplicemente apprezziamo quella vera, la nostra, e vogliamo che tutti ne vengano a conoscenza. Questo “personalismo” ha dato vita così a innumerevoli problemi in fatto di privacy, furto d’identità e diffusione di informazioni molto pericolose a disposizione di tutti. Un esempio su tutti è il sito 123people, nato pochi anni fa, che aggrega tutte le informazioni possibili su una determinata persona e le fornisce all’utente in maniera ordinata e facilmente utilizzabile. Basta inserire nome e cognome per ottenere in pochi secondi indirizzo, telefono, e-mail, fotografia: sono tutte informazioni che abbiamo inserito noi, tramite social network, forum e strumenti del web 2.0 di seconda generazione.
Ora la tendenza si sta invertendo. Ne è prova lampante Google, che nella sua funzione di auto completamento delle ricerche fornisce “cancellare account facebook” tra i primi suggerimenti una volta inserita la parola “cancellare”. Possibile che così tanta gente si stia allontanando da questo fenomeno planetario che ha cambiato per sempre il modo di vedere internet?
Se c’è una cosa che la storia della tecnologia ci insegna da sempre, è che ogni previsione è inutile e fuorviante. L’unico modo per capire quale sia davvero la tendenza della popolazione della rete, è attendere i risultati: scopriremo così se ci sarà un ritorno alla campagna da parte dei netizen troppo spaventati dalla città.

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