La presa della pastiglia

Qualche giorno fa sono andato in farmacia per compare la pillola.

Sì, proprio quella che prendono le donne per divertirsi senza generare prole. Quella che il Vaticano disprezza e identifica probabilmente con il diavolo. Quante forme può assumere belzebù…

Ovviamente il prodotto non era per me, ma mi è stato chiesto di andare, e io sono andato. Non solo: mi sono anche divertito, perché per l’ennesima volta ho avuto la tranquillizzante consapevolezza di essere in Italia.

Per acquistare la pillola c’è bisogno della ricetta, ma io non l’avevo. Il dialogo con la farmacista è stato piuttosto spassoso:

– Buongiorno, vorrei questa pillola – dico indicando il foglietto su cui mi ero scritto il nome.
– Lo sa che ci vuole la ricetta, vero?
– Sì, lo so, ma la persona che mi ha mandato a comparle mi ha detto di provare ugualmente; al massimo torna lei domani.
– No, non c’è problema. L’importante è che questa persona abbia la ricetta.
– Certo che ce l’ha.
– Ecco qui, sono quindici euro e cinquanta.

Perfetto.

Ora mi piacerebbe immaginare una scena simile in un’armeria (ce n’è una in centro a Pavia).

– Buongiorno, vorrei una colt.
– Lo sa che ci vuole il porto d’armi, vero?
– Sì, certo, ma la persona che mi ha chiesto di venire qui mi ha detto di provare, al massimo torna domani.
– No, non c’è problema, purché questa persona abbia il porto d’armi.
– Certo, perbacco!
– Ecco a lei, fanno 299 euro. Paga in contanti o con il bancomat?

E così via…

È chiaro che le due cose non sono confrontabili, ma siamo pur sempre in Italia. Questo avvenimento mi ha fatto riflettere sulla cultura svedese a confronto con la cultura italiana, quest’ultima sempre in cerca di leggi da far rispettare, quando gli autori stessi delle norme sono quelli che non le rispettano.

Due aneddoti valgono più di mille parole.

Svezia, stazione degli autobus. Un venditore ferma me e le altre tre persone con cui stavo viaggiando per proporci un’offerta: comprando un biglietto dell’autobus per l’aeroporto usando la compagnia che sponsorizzava, c’era in omaggio un caffé e una brioche. Poiché eravamo lì apposta (quando si dice la fortuna), abbiamo approfittato della promozione e siamo andati al bar per gustarci questa colazione a costo zero. Arrivati alla cassa, la commessa ci ha indicato una zona in fondo al negozio dove avremmo potuto usufruire dell’offerta. Nessun controllo, nessuna tessera da inserire: solo una macchinetta di the e caffé e una teca piena di dolci. L’italiano medio avrebbe fatto incetta di qualunque cosa, anche solo per il gusto di farla franca (facilmente, tra l’altro).

Finlandia. L’Università di Helsinki ha preparato delle brochure da inviare in tutta Europa (quindi anche in Italia) per pubblicizzare i propri atenei. Ebbene, sul depliant in oggetto è riportata una frase che, tradotta in italiano, recita all’incirca: “Si fa presente che in Finlandia siamo abituati a rispettare le regole”. Come mettere le mani avanti…

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