Schiavitù di stampa

Tanti giornali

I più grandi giornali, tra cui i quotidiani nazionali, ricevono finanziamenti dallo stato; le televisioni sono in mano a una commissione formata da esponenti politici (Rai) e al nuovo Presidente del Consiglio (Mediaset).

Ma siamo sicuri che il problema della libertà di stampa sia tutto qui?

In questo post voglio parlare di una “sottile” incongruenza presente nelle leggi del nostro paese; incongruenza che, guarda caso, coinvolge la professione di giornalista e colpisce coloro che non appartengono alla Casta, il Grande Fratello della categoria, l’Ordine dei Giornalisti.

Ma andiamo con Ordine (ih ih, questa era proprio gratuita)

L’Ordine dei Giornalisti è un’istituzione fondata durante gli anni del Fascismo. All’epoca serviva per il controllo dell’informazione, che ogni dittatura che si rispetti deve assicurarsi. Negli anni successivi l’Ordine si è evoluto, benché senza rimanere al passo con i tempi. Per iscriversi all’Albo dei Giornalisti (“controllato” dal Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti), si può procedere in tre modi:

  1. Iscriversi al registro dei praticanti, rimanendovi per 18 mesi; dimostrare, durante tale lasso di tempo, di aver svolto effettivamente il praticantato presso una rivista il cui direttore sia iscritto all’Albo; sostenere e superare l’esame di abilitazione. Chi possiede questi requisiti può iscriversi all’Albo dei Giornalisti Professionisti, creato per coloro che scelgono il giornalismo come unica professione (compatibile con quella di docente universitario e poche altre).
  2. Presentare documentazione comprovante la collaborazione retribuita da almeno due anni presso una testata il cui direttore sia iscritto all’Albo. In questo modo si ha accesso all’Albo dei Giornalisti Pubblicisti, creato per coloro che svolgono la professione giornalistica in modo non esclusivo.
  3. Essere direttori responsabili di una rivista a carattere tecnico, professionale o scientifico, ma non sportivo o cinematografico.

Per fondare un giornale, infine, la legge 47 dell’8 febbraio 1948 stabilisce che

«I giornali, le pubblicazioni delle agenzie d’informazioni e i periodici di qualsiasi altro genere devono recare la indicazione:
del luogo e della data della pubblicazione;
del nome e del domicilio dello stampatore;
del nome del proprietario e del direttore o vice direttore responsabile.»

Il direttore responsabile? E chi è? Solite robe, suvvia: cittadino italiano, senza precedenti penali, che sia in possesso di…

«un documento da cui risulti l’iscrizione nell’albo dei giornalisti, nei casi in cui questa sia richiesta dalle leggi sull’ordinamento professionale».

Andiamo a scartabellare nella legge sugli ordini professionali, per scoprire che…

«Il direttore ed il vicedirettore responsabile di un giornale quotidiano o di un periodico o agenzia di stampa, di cui al primo comma dell’art. 34 devono essere iscritti nell’elenco dei giornalisti professionisti salvo quanto stabilito nel successivo art. 47.
(La Corte costituzionale, con sentenza 2-10 luglio 1968 n. 98 ha dichiarato la illegittimità costituzionale del presente comma, limitatamente alla parte in cui esclude che il direttore ed il vicedirettore responsabile di un giornale quotidiano o di un periodico o agenzia di stampa di cui al primo comma dell’art. 34 possa essere iscritto nell’elenco dei pubblicisti).»

E meno male che c’è la Corte Costituzionale…

Ma veniamo al dunque. Qualcuno di voi avrà già notato l’inghippo: se un Don Chisciotte dell’informazione vuole fondare un proprio giornale anche per il solo gusto di dire la sua (nel rispetto della moralità, of course), la legge glielo impedisce. Per poter essere direttori un giornale “normale” (non tecnico, professionale o scientifico) bisogna aver già lavorato almeno 18 mesi in un altro giornale: in pratica è necessario aver ricevuto una lavata di capo degna del peggior 1984 e aver quindi “imparato” come si gestisce un giornale.

Ma la ciliegina sulla torta deve ancora arrivare: cosa dirà quel fantomatico articolo 47 citato nella legge sugli ordini professionali?

«La direzione di un giornale quotidiano o di altra pubblicazione periodica, che siano organi di partiti o movimenti politici o di organizzazioni sindacali, può essere affidata a persona non iscritta all’albo dei giornalisti.»

Piove sempre sul bagnato.

25 aprile 2008. V2-day. Torino, Piazza San Carlo. Io ci sarò.

One thought on “Schiavitù di stampa

  1. Grazie delle info… Sapere è potere.

Rispondi a M Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *