(Ora) preferiamo la preferenza

In Italia ci sono due partiti: maggioranza e opposizione. La fede politica della maggioranza è “facciamo quello che vogliamo”. La fede politica dell’opposizione è “tutto quello che fa la maggioranza è sbagliato”.

Oggi Pier Ferdinando Casini e tutta la combriccola cattolico-bigotto-centrista ha dato il via a una raccolta firme per modificare la legge elettorale e reintrodurre la preferenza al candidato. “Riguarda la libertà dei cittadini”, dice lui. Iniziativa sacrosanta, penso io.

Tuttavia il popolo dimentica. Dimentica che a dicembre 2005, quando era al governo, il partito di Casini aveva votato senza problemi la legge in questione, criticando come al solito l’opposizione che, in quanto tale, si opponeva.

Il Senatore D’Onofrio, UDC, per l’occasione aveva fatto la seguente dichiarazione.

Ancora una volta l’opposizione si dimostra incapace di evitare il rituale delle ripetitive ed infondate contumelie nei confronti della maggioranza. Lungi dall’essere una proposta improvvisata, visto che l’UDC la sostiene dall’inizio della legislatura con un’azione politica seria e costante, la riforma è volta a garantire, per la prima volta dal 1946, la possibilità di affermare un’alleanza politica che, depositando ufficialmente il programma elettorale comune della coalizione, renda il cittadino il soggetto decisivo nella scelta della coalizione e del programma. È questo l’aspetto che suscita la furibonda reazione dell’opposizione, perché evidenzia le fortissime tensioni interne dell’Unione, che per governare necessita di una gigantesca maggioranza parlamentare, che pretende di ottenere attraverso un incostituzionale meccanismo ipermaggioritario. La proporzionale, al contrario, rivaluta la rappresentanza politica dopo lo stravolgimento che a tutti i livelli istituzionali si è compiuto a seguito dell’introduzione di leggi maggioritarie e completa il disegno contenuto nella riforma costituzionale, in quanto non solo mantiene il bipolarismo, ma lo rafforza attraverso l’imposizione di coerenti programmi elettorali. Ringrazia pertanto i partiti alleati che, seppure non proporzionalisti, hanno accettato l’opzione proposta dall’UDC nell’interesse del Paese; di fronte a questo passaggio la Sinistra dovrebbe indagare sulle proprie insufficienze programmatiche e soprattutto il professor Prodi, personaggio privo di legittimazione personale e di partito, dovrebbe evitare di trascinare il Capo dello Stato in una questione rispetto alla quale è estraneo.

Inutile è continuare a lamentarsi della classe politica, se le menzogne sono all’ordine del giorno e noi regolarmente ce ne dimentichiamo.

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