Rimettiamo a posto

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Chiedo all’archeologia di smettere di scavare. Quello che riporta alla luce lo guastiamo e lo mandiamo in rovina. Chiedo di ricoprire gli scavi di Pompei con cenere spenta per poterli affidare alle generazioni future che saranno costrette a essere migliori, visto che peggiori non si può. Siamo eredi senza merito e tutori di una ricchezza che appartiene all’umanità e non alla competenza di un ministero. Questa ricchezza è quanto di meglio abbiamo da offrire al mondo e siamo responsabili di questo di fronte al mondo. L’immagine dell’Italia all’estero è sfregiata dal ridicolo di certi pruriti anziani e dall’indecente incuria della bellezza ricevuta in dote. Custodire e tramandare la bellezza è la definizione più elementare di civiltà.

Erri de Luca

One drop

Ingenuamente, per noi acqua vuol dire lavarsi, cucinare, bere. Ma non solo.

L’acqua è il principale ingrediente del nostro corpo, così come della nostra vita “occidentale”. Con l’acqua si annaffiano le piante, si abbeverano gli animali, si producono i computer, si costruiscono ponti e gallerie. L’acqua, ancora oggi, è la sostanza più importante per la nostra vita e il nostro benessere. Senza di essa non ci saremmo.

Nel mondo, miliardi di persone hanno a disposizione meno di cinque litri di acqua al giorno, una miseria se si pensa che un uomo occidentale, tra consumi e vizi, ne utilizza più di 200. Per questo motivo esiste l’associazione One Drop, creata e sponsorizzata dal famoso Cirque du Soleil.

Per aiutarli, non basta (o forse nemmeno è necessario) donare denaro, ma bisogna “comportarsi bene”: non comprare acqua in bottiglie di plastica, usare dei sistemi di riciclo per lo sciacquone del gabinetto, ottimizzare in generale il consumo di acqua per lavarsi e per cucinare.

Solo così si può fare qualcosa di concreto: il futuro comincia dall’acqua.

Bunga bunga

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Ormai può fare quello che vuole, non c’è storia. Egli è l’assiduo giocatore di The Sims che, noioso di stare alle regole, decide di divertirsi. L’ho fatto anche io molte volte (limitatamente a The Sims, aggiungerei “purtroppo”): non fai andare il personaggio al lavoro, lo fai ammalare, gli costruisci dei muri intorno così impazzisce, et cetera.

Egli, però, lo sta facendo con noi. Ne aggiunge ogni giorno una nuova, forse vuole capire quale sia il nostro limite di sopportazione. Sono anche inutili i commenti del tipo: “in un paese civile, si sarebbe già dimesso”. Direi che l’abbiamo già ripetuto troppe volte. Un po’ come il “deve essere processato”, o il sempreverde “va con le minorenni”. Ormail il messaggio che passa è di piantarla di dire sempre le stesse cose, lui è arrivato lì con regolari elezioni, lasciamolo stare.

Sul punto poi delle minorenni, ci sarebbe una disquisizione che io reputo abbastanza interessante: tutti vogliono farsi le sedicenni. Inutile essere ipocriti, è così e basta. E molti (diciamo tutti tranne i gay) preferiscono le ragazze ai gay. Questa affermazione, che fa rabbrividire se letta/sentita/sbandierata da un politico, in realtà è una banalità da bar: dal punto di vista di un eterosessuale, sono meglio le donne dei gay. Cazzo, è come se un gatto dicesse: meglio i topi delle fragole. E va be’, capirai che grande novità. Ecco come conquista. Lui.

Ogni italiano, quindi, vuole essere il premier per quello che può fare: fregare la legge, farsi le minorenni, insultare apertamente i gay. Il cittadino comune, però, non può (a parte insultare i gay). Allora, come un genitore premuroso che non si sente realizzato, spinge affinché il figlio faccia quello che il padre non può fare. E il “nostro” figlio è lui, ce lo siamo addirittura scelto.

Sarebbe interessante se venisse introdotta una legge che proibisce alla ultranovantenni di fare sesso con degli under 90. Magari anche in quel caso il Premier, pur di infrangere le regole, saprebbe come stupirci.

L’estinzione del buon senso

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Quanti di voi mangerebbero una tartina di leone? Oppure di panda? Nessuno, credo. Al di là delle motivazioni culturali, tutti diremmo: “Guai, sono animali in estinzione”. Questo è vero, sono animali a rischio, ma forse non così tanto.

Nella Red List dello IUCN, il principale database di specie animali, esiste un motore di ricerca attraverso cui monitorare la situazione di ognuna di esse, dalla più piccola alla più grande, dalla più nota alla più sconosciuta. Il “grado di rischio” di ciascuna specie varia in base ad alcuni parametri.

Il Panda (Ailuropoda melanoleuca), simbolo del WWF e del rischio di estinzione per antonomasia, è considerato ENDANGERED, ovvero “a rischio”. Se però ci divertiamo con il motore di ricerca, scopriamo che l’anguilla (Anguilla anguilla) è CRITICALLY ENDANGERED. Quella sì che è a rischio estinzione. Però è sott’acqua, non è morbidosa e non ne esiste una versione peluche di Trudy.

Giocare con la natura, come si è visto con la nube islandese, può essere molto rischioso. Nel giorno in cui dovremo mangiare panda perché non ci sarà nient’altro forse ce ne renderemo conto.

Pantone

Altro che “l’immagine è zero”, come recitava tempo fa una nota pubblicità di bibite. L’immagine è tutto, soprattutto per le grandi aziende, e soprattutto per i colori.

Se infatti può passare inosservato il “blu IBM” della cravatta di un mio amico (alla fine si tratta pur sempre di una cravatta), salta però all’occhio la decisione di una nota casa farmaceutica di dare al suo sciroppo per la tosse lo stesso colore del logo. Ecco la foto.

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Notata la somiglianza tra il liquido nel flacone e il logo “Vicks” sulla confezione? Qualcuno può pensare a un caso, uno scherzo del destino che ha voluto che lo sciroppo avesse proprio quella gradazione di verde. E invece no. Basta sbirciare tra gli ingredienti.

Ingredienti del Vicks MediNait

Ecco che il mistero è risolto: giallo chinolina e blu indigotina. Anche un bambino delle scuole elementari sa che blu e giallo mescolati producono il verde.

La domanda, quindi, non può essere che questa: quale è il colore originale del prodotto senza i coloranti? Saranno dannosi per la nostra salute? Questo sciroppo farà la fine del Vicks VapoRub, ritirato dal mercato perché possibile causa di problemi respiratori nei bambini predisposti?

SOS

La situazione è grave. Quando in un Paese che si definisce democratico l’opposizione è ridotta a chiedere aiuto all’estero, significa che una possibile dittatura è alle porte.

L’Italia dei Valori, quella che io considero l’unica vera forza di opposizione all’attuale governo guidato da Berlusconi, ha cavalcato l’onda del G8 per far sapere al mondo come in Italia la democrazia sia realmente a rischio. Ha parlato del Lodo Alfano, ha parlato del processo Mills, ha parlato della cena tra Berlusconi e due dei Giudici della Corte Costituzionale.

Tuttavia, ed è questo il vero problema, in Italia queste cose le sappiamo. Non siamo in Cina. I nostri giornali, anche se con meno attenzione di quanto potremmo aspettarci, le notizie le danno ancora. I telegiornali meno, è vero, ma il processo Mills e il Lodo Alfano sono informazioni che non sono passate inosservate.

Quello che dobbiamo chiedere all’estero, quindi, non è di liberarci di Berlusconi, ma di insegnarci a pensare con la nostra testa e, soprattutto, a votare. Il problema non è il Presidente del Consiglio che censura, perché non sono nemmeno troppo convinto che lo faccia davvero. Il nostro problema sono i giornalisti che si autocensurano per non perdere il posto, sono i pensionati che guardano solamente film e telenovele e, cosa ancora più grave, i molti, troppi giovani che credono nei reality.

Uscite, fate un giro, oppure state a casa e leggete internet. La vera informazione è qui; lo sono i blog, i giornali di ogni parte del mondo, lo sono le persone comuni che tutti i giorni usano la rete anche solo per dire come si sentono. Tramite Twitter il mondo ha saputo delle scosse sismiche in Abruzzo con tre ore di anticipo rispetto all’informazione tradizionale.

Questo è il futuro, ma solo nel nostro paese. Nel resto del mondo, infatti, è già presente.

Colpo di scena

Per la prima volta nella storia della giurisprudenza mondiale (almeno per quanto io ricordi), internet è stato considerato diritto fondamentale di ogni cittadino. Il Consiglio Costituzionale francese ha infatti reputato contrario alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (del 1789) la legge appena approvata dal governo che obbliga i provider a disattivare la connessione a internet per tutti quegli utenti che vengano “pizzicati” a scaricare musica e film da internet tramite il circuito peer to peer. La famosa norma, voluta dalle case discografiche, di fatto viene quindi svuotata della sua componente fondamentale, nonché deterrente per qualunque utente della rete. Al suo posto l’utente riceverà una “nota sul registro” che li sculaccia per aver scaricato materiale protetto da copyright da internet. Quanto poi questa letterina possa spaventare gli utenti è tutta da vedere.

Dopo lo straordinario risultato del Partito Pirata in Svezia, che è riuscito a prendere un parlamentare europeo, ecco una seconda pesantissima stangata per le case discografiche e cinematografiche.

Vale la pena accostare la situazione della Francia con quella dell’Italia, almeno in due punti.

  1. Il Consiglio Costituzionale francese opera in modo analogo alla Corte Costituzionale italiana. Tuttavia tra le due esiste una enorme differenza: quella francese agisce prima che la legge venga approvata. Se quella italiana funzionasse nello stesso modo, probabilmente ora l’Italia non avrebbe il lodo Alfano e, soprattutto, Berlusconi sarebbe processato per il caso Mills.
  2. È curioso come nello stesso giorno in cui in Italia viene approvata (con tanto di fiducia) una legge che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, in Francia una legge molto meno dittatoriale viene stroncata sul nascere perché di intralcio alla libertà di informazione di ogni individuo. D’altronde, sempre in questi giorni, Sarkozy ha incontrato Obama, mentre Berlusconi è pappa e ciccia con Gheddafi.

I soldi tutto possono…

Ce l’ha fatta solo Microsoft. Per anni ci avevano provato tutti, senza risultati.

Oggetto dell’evento: riunire sotto un unico tetto ciò che rimane dei Beatles (in una sorta di “primiera” degna della miglior parita a Scopa): Paul McCartney (7), Ringo Starr (7) e le vedove (6 e 6) dei due componenti mancanti: George Harrison e John Lennon, rispettivamente l’altro 7 e il 7 bello di questa primiera da urlo.

L’occasione per questa riunione di famiglia è stata la presentazione del nuovo videogioco “The Beatles: Rock Band” prodotto da Mtv e Microsoft.

I quattro (strapagati?) ospiti hanno espresso apprezzamento per il gioco, disponibile per tutte le maggiori console a partire dal 9 settembre (si ripete ogni anno il classico giochino 09-09-09). Nota di colore: la canzone “All you need is love” per il videogioco sarà disponibile a parte, solamente per Xbox360, e il ricavato delle vendite del brano sarà devoluto a Medici Senza Frontiere.

La presa della pastiglia

Qualche giorno fa sono andato in farmacia per compare la pillola.

Sì, proprio quella che prendono le donne per divertirsi senza generare prole. Quella che il Vaticano disprezza e identifica probabilmente con il diavolo. Quante forme può assumere belzebù…

Ovviamente il prodotto non era per me, ma mi è stato chiesto di andare, e io sono andato. Non solo: mi sono anche divertito, perché per l’ennesima volta ho avuto la tranquillizzante consapevolezza di essere in Italia.

Per acquistare la pillola c’è bisogno della ricetta, ma io non l’avevo. Il dialogo con la farmacista è stato piuttosto spassoso:

– Buongiorno, vorrei questa pillola – dico indicando il foglietto su cui mi ero scritto il nome.
– Lo sa che ci vuole la ricetta, vero?
– Sì, lo so, ma la persona che mi ha mandato a comparle mi ha detto di provare ugualmente; al massimo torna lei domani.
– No, non c’è problema. L’importante è che questa persona abbia la ricetta.
– Certo che ce l’ha.
– Ecco qui, sono quindici euro e cinquanta.

Perfetto.

Ora mi piacerebbe immaginare una scena simile in un’armeria (ce n’è una in centro a Pavia).

– Buongiorno, vorrei una colt.
– Lo sa che ci vuole il porto d’armi, vero?
– Sì, certo, ma la persona che mi ha chiesto di venire qui mi ha detto di provare, al massimo torna domani.
– No, non c’è problema, purché questa persona abbia il porto d’armi.
– Certo, perbacco!
– Ecco a lei, fanno 299 euro. Paga in contanti o con il bancomat?

E così via…

È chiaro che le due cose non sono confrontabili, ma siamo pur sempre in Italia. Questo avvenimento mi ha fatto riflettere sulla cultura svedese a confronto con la cultura italiana, quest’ultima sempre in cerca di leggi da far rispettare, quando gli autori stessi delle norme sono quelli che non le rispettano.

Due aneddoti valgono più di mille parole.

Svezia, stazione degli autobus. Un venditore ferma me e le altre tre persone con cui stavo viaggiando per proporci un’offerta: comprando un biglietto dell’autobus per l’aeroporto usando la compagnia che sponsorizzava, c’era in omaggio un caffé e una brioche. Poiché eravamo lì apposta (quando si dice la fortuna), abbiamo approfittato della promozione e siamo andati al bar per gustarci questa colazione a costo zero. Arrivati alla cassa, la commessa ci ha indicato una zona in fondo al negozio dove avremmo potuto usufruire dell’offerta. Nessun controllo, nessuna tessera da inserire: solo una macchinetta di the e caffé e una teca piena di dolci. L’italiano medio avrebbe fatto incetta di qualunque cosa, anche solo per il gusto di farla franca (facilmente, tra l’altro).

Finlandia. L’Università di Helsinki ha preparato delle brochure da inviare in tutta Europa (quindi anche in Italia) per pubblicizzare i propri atenei. Ebbene, sul depliant in oggetto è riportata una frase che, tradotta in italiano, recita all’incirca: “Si fa presente che in Finlandia siamo abituati a rispettare le regole”. Come mettere le mani avanti…

Viaggio nell’est Europa /4 – Stoccolma (Svezia)

Ultima tappa del mio viaggio, Stoccolma.

Sono due le cose che mi hanno colpito all’arrivo all’aeroporto di Skavsta. In primo luogo l’aeroporto stesso, ad uso delle sole compagnie low cost e soprannominato dal sottoscritto “aeroporto Ikea”: lo scalo è stato infatti recentemente ristrutturato e ha l’aspetto della nota catena svedese di mobili.

Non poteva poi non attirare la mia attenzione il cielo non completamente buio nonostante fossero le 23. Il binomio latitudine-periodo prevede infatti che il sole di fatto non tramonti praticamente mai.

Quella luce solare che d’inverno la popolazione sente mancare, d’estate cerca di sfruttarla al massimo: l’ostello era infatti sprovvisto di qualsivoglia tipo di tapparelle e/o persiane per cui la sveglia alle 4 era garantita. Per fortuna era una vacanza.

La cultura svedese è molto più occidentale di quella delle tappe precedenti, e si può dire che Stoccolma sia una vera e propria città europea: centri commerciali, prezzi alle stelle, metropolitana, banche. Meno europea è però la sua topologia: il centro urbano è costruito su un vero e proprio arcipelago. L’isola centrale, Gamla Stan, è la principale meta di turisti, con il suo carattere antico e le sue stradine tipiche dei paesi marittimi.

Le principali attrazioni si trovano però sull’isolotto dirimpetto a Gamla Stan, dove si trovano Gröna Lund e il Wasa Muséet.

Il primo è sostanzialmente un parco di divertimenti in stile Gardaland, se non fosse per la peculiarità tutta nordica di essere nel centro della città.

Il Wasa Museet è forse l’attrazione più interessante di Stoccolma. Trattasi di una nave da guerra del 1600, affondata dopo solamente 1500 metri nel porto della capitale, ripescata nel 1960 grazie alla pazzia economica di un finanziatore svedese. Il museo che vi è costruito intorno riesce a ricreare in vari momenti la magia dell’epoca che ha visto nascere il vascello. Una tappa assolutamente da non perdere.