Neubot 0.4

Finalmente è uscita, dopo tanto lavoro di Simone Basso del centro Nexa di Torino (e anche dopo un pochino di lavoro mio), la versione 0.4 di Neubot, il software che permette di tenere monitorata la neutralità della propria rete (domestica o aziendale che sia).

Due sono le principali novità “visibili” per gli utenti: il test bittorrent e l’interfaccia web in italiano.

Volete provarlo? Andate sul sito di Neubot!

Il computer, questo sconosciuto

Il bello del mio lavoro (informatico) è che sono competente di una cosa che tutti hanno, ma nessuno sa veramente come si usa: il computer.

Faccio un esempio. Tutti abbiamo il frigorifero in casa, tutti abbiamo la lavatrice, qualcuno ha anche la lavastoviglie. Sono elettrodomestici che per funzionare bene hanno bisogno di una certa complessità tecnologica. Tuttavia, questa complessità non diventa anche una difficoltà di utilizzo. Vero è che alcuni rappresentanti del genere maschile hanno problemi con la lavatrice, ma per il resto tutti sappiamo usare tutto.

Ecco, il computer è un “elettrodomestico” che, pur essendo presente ormai in qualunque casa (a volte anche in più copie), ma con esso non si realizza quel “feeling” di utilizzo per cui il padrone dell’oggetto ne conosce alla perfezione tutte le caratteristiche. Ecco che quindi chiama il tecnico informatico, uno strano figuro che per cifre nemmeno tanto modiche miracolosamente lo rimette a posto, cliccando e digitando cose esoteriche e misteriose.

Per fortuna, però, che ad aiutare i poveri “niubbi”, così vengono chiamati dalla comunità nerd i novizi dell’informatica (italianizzazione di “newbie”, il termine originale), ci pensa come sempre Google. Per pubblicizzare il browser Chrome, infatti, il gigante del motore di ricerca ha preparato un ottimo tutorial su quel misterioso mondo che c’è dietro a internet. In alcuni punti la lettura risulta un po’ ostica, ma posso assicurare che le immagini che accompagnano i testi sono azzeccate, brillanti e sicuramente aiutano alla comprensione.

Internet senza Google?

Spesso mia mamma si stupisce del fatto che in un certo momento della storia umana è esistito internet senza Google. Pensandoci adesso, è quasi impensabile, ma fino al 2001 non c’era il motore di ricerca più famoso del mondo, non c’era Gmail, non c’era Google Maps, e così via.

Ora però siamo a una situazione quasi paradossale che va nella direzione opposta: cosa possiamo fare su internet usando solamente Google? È quello che è successo ad Alessio Cimarelli, e qui vi riporto il risultato della sua involontaria “indagine”.

Internet targata Google

In questi giorni sono a Trieste, senza collegamento ADSL in casa. Abbiamo una chiavetta 3G, ma una per quattro, quindi poco utile quando siamo tutti insieme. Ci sono però parecchie reti wireless visibili, di cui un paio in chiaro. Una di queste proviene da un hotel qui vicino, ma l’accesso a Internet mediante FON Spot ha una curiosa limitazione: fa passare solo i dati provenienti dai server Google, bloccando tutto il resto. Chissà perché e chissà quanto sarebbe d’accordo l’Antitrust, ma non è questo il punto. Da un paio di giorni mi trovo infatti a navigare costretto nel limitato golfo del colosso di Mountain View. Apparentemente costretto.

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CS5 craccato dopo la scadenza del trial

Disclaimer. Questo post è scritto a scopo puramente didattico e non ha alcuna intenzione di incentivare la copia illegale di software.

Se avete installato Adobe Creative Suite CS5 in versione di prova e poi provate ad aggiornare alla versione definitiva, il codice che inserite non funzionerà. Il programma infatti segnala con un triangolo giallo la non validità del codice. Anche se rimuovete tutto con il cleaner (scaricabile da qui) il problema si ripropone.

Per riuscire a cancellare DAVVERO tutto, è sufficiente andare nella cartella /Library/Application Support/Adobe/ e cancellare la cartella Adobe PCD. A questo punto la reinstallazione funziona a meraviglia e il codice viene regolarmente accettato.


Disclaimer. This post doesn’t want to stimulate piracy, but I write it for education purposes only.

If you installed Adobe Creative Suite CS5 trial and then you try to update to complete version, the key won’t work. The problem persists even if you try to completely remove the software by using the Adobe CS5 cleaner.

If you want to delete that sort of memory, you have to go to /Library/Application Support/Adobe/ in your Mac disk and delete the Adobe PCD folder. Now the setup will work and the key will be accepted.

Crucial M4 hard disk SSD 256GB – fix!

Oggi post “tecnico”, in bilingue perché penso che possa far risparmiare un sacco di tempo a molte persone.

Come ho scritto nel mio precedente post, ho acquistato un hard disk SSD Crucial M4 da 256GB per il mio MacBook Pro 2011 da 17 pollici. Nell’installarlo sono incappato in diversi problemi, tutti riconducibili a origini differenti.

Il peggiore di essi, però, era un freeze del sistema operativo Mac OS X. Con frequenza piuttosto casuale, il sistema operativo si bloccava per una decina di secondi, con relativa rotellina colorata. Il problema, palesemente riconducibile al nuovo disco fisso, risultava piuttosto fastisioso, in particolare se si pensa alla spesa sostenuta per acquistarlo (circa 350 euro).

Vari forum consigliavano molte possibili soluzioni: attivare/disattivare il TRIM del hard disk, disabilitare la sospensione del disco, addirittura installare uno script che tenesse “occupato” l’SSD in modo che non avesse il tempo di freezare (questa soluzione, ammetto, non l’ho provata perché mi spaventava, anche se lo sviluppatore sosteneva funzionasse). Ovviamente nessuno di essi era la soluzione definitiva, in particolare le prime.

La vera svolta è stata quella di visitare il sito del produttore, dove molti utenti avevano segnalato il problema: nella sezione “Download” è infatti disponibile l’aggiornamento del firmware del disco. La versione 0002, come sostiene il produttore stesso, serve proprio a correggere questo problema. Ecco il changelog.

Release Date: 06/8/2011
Change Log:

  • Added margin to already-passing electromagnetic interference regulatory tests. Provides additional EMI margin for systems integrators.
  • Improved performance with Link Power Management. Resolves performance pauses and hesitations with certain host systems.
  • This is a recommended but not required firmware update. If the end user is experiencing pauses or hesitations in systems with Link Power Management (“LPM”) enabled, then this update is highly recommended.

In questa pagina trovate i link per scaricare questi file. Si tratta di ISO da masterizzare su un CD (possibilmente riscrivibile, visto che servirà una volta sola) da eseguire all’avvio del computer. Funziona indifferente su PC e Mac e prevede solamente una conferma con “yes” quando viene richiesto. A tutto il resto pensa il programmino.


(Sorry for my bad English)

As I wrote in my previous post (in italian), I recently bougth an SSD Crucial M4 256GB hard disk for my 17-inch MacBook Pro. I had some problems during its setup, but one of them was particularly annoying: a freeze of the Mac OS X operating system. With an apparently random frequency, the operating system freezes for some seconds, with the coloured spin.

Forums suggest a lot of solutions: activating/deactivating TRIM property of the hard disk, disabling the energy saving option for the disk, or installing a tool that keep the disk busy so that it hasn’t enough time to freeze (I admit I didn’t try that exotic solution, although the developer says it works). However none of them is a real solution to the problem.

Luckily I surfed to the Crucial website, where there was the solution: in the download section there is a firmware update for the disk. Version 0002 is able to solve the problem. Here the changelog.

Release Date: 06/8/2011
Change Log:

  • Added margin to already-passing electromagnetic interference regulatory tests. Provides additional EMI margin for systems integrators.
  • Improved performance with Link Power Management. Resolves performance pauses and hesitations with certain host systems.
  • This is a recommended but not required firmware update. If the end user is experiencing pauses or hesitations in systems with Link Power Management (“LPM”) enabled, then this update is highly recommended.

In this page you can find links to download the files.They are ISO files to be burned on a CD (maybe rewriteable, as you have to use it once). Boot the computer with it in the CD-ROM drive and follow the instructions. You only have to type “yes” when requested: the program will deal with the rest.

Non ti scordar di me

stephen elop steve ballmer

Qualcuno si ricorda Windows CE? Sì, quello che poi è diventato Windows Mobile, ma nessuno se n’è accorto perché nel frattempo sono arrivati Symbian prima e Android, RIM e iOS dopo.

Windows Mobile, dicevamo, che forse non ha saputo seguire adeguatamente l’evolversi degli smartphone, ora tenta il salvataggio dell’ultimo minuto, con un accordo da un milione di dollari con Nokia, altra grande assente nella rosa dei grandi. Sì, perché anche la ex monopolista scandinava non se la passa poi tanto bene, ultimamente. Forse non ha capito che gli utenti mobile degli anni Dieci si dividono in due categorie: quelli che vogliono il cellulare per telefonare e mandare SMS e quelli cui il termine “cellulare” ormai sta molto stretto. I primi sono facilmente soddisfatti dal cellulare economico-purché-funzioni. I secondi, invece, vogliono fare con il cellulare tutto ciò che fanno abitualmente con il computer. E questi dispositivi, Nokia non li sa proprio fare.

Vedremo se con l’aiuto di Microsoft il mercato tornerà a girare di nuovo a favore della company finlandese.

IE6 va in pensione (forse)

rip_ie6

Che Internet Explorer fosse morto, Google lo aveva dichiarato già più di un anno fa, ai primi di febbraio 2010. Tuttavia un addio ufficiale da parte di Microsoft non era mai arrivato.

Oggi, invece, la notizia tanto agognata dai programmatori web (che avrebbero dovuto fare millemila class action a Microsoft per tutto il tempo che fa loro perdere a rendere compatibili i siti web con IE6) finalmente arriva dalla bocca ufficiale di Redmond.

Rest in peace, Internet Explorer 6.

Violazione o Business?

bingoogle

In un paese ci sono due bar, Google e Bing, uno di fronte all’altro.

Il primo c’è da più tempo, i clienti si trovano bene e c’è sempre coda. Il secondo ha aperto da meno tempo, ma comunque da un periodo sufficientemente lungo da aspettarsi clientela. Tuttavia gli affari non vanno bene.

Il signor Bing, allora, decide di sbirciare dalla vetrina del concorrente. Scopre che ogni volta che un cliente ordina il caffè, Google regala un cioccolatino.

“Orpo, che figata”, pensa il signor Bing. E così si mette a regalare cioccolatini a chiunque prenda il caffè.

Gli affari vanno meglio, ma comunque restano inferiori alle aspettative. Le persone che chiedono il caffè sono più contente, ma i cornetti continuano a giacere abbandonati nella vetrinetta.

Ecco che il signor Bing torna a sbirciare la vetrina di Google, scoprendo che ogni volta che un cliente ordina un cornetto, quest’ultimo viene cosparso di zucchero a velo.

“Orpo, che figata”, pensa il signor Bing. E, seguendo le orme del concorrente, inizia a mettere lo zucchero a velo sui cornetti.

Quella che potrebbe sembrare una storiella di fantasia, è in realtà una trasposizione più o meno affine di quanto accaduto tra i giganti Google e Microsoft. Poiché il browser Bing continua ad arrancare nei confronti del concorrente, Microsoft ha deciso di utilizzare un’arma tecnicamente perfetta, ma moralmente discutibile: quando un utente apre Internet Explorer, cerca su Google una parola e clicca su un link, l’informazione completa di questo tragitto viene inviata a Microsoft che, tramite un algoritmo nemmeno troppo complesso, collega la parola cercata al clic dell’utente. Dopo pochi giorni, cercando su Bing la stessa parola, si ottengono gli stessi risultati.

Il trucco, spiegato nei minimi particolari sul blog di Google, è stato scoperto proprio dal gigante della ricerca, insospettito della strana somiglianza tra le sue ricerche e quelle di Bing su parole anche molto strane (alcune addirittura sbagliate). Ha così intallato una ventina di postazioni con Windows, dove i dipendenti cercavano ogni giorno su Google (usando Internet Explorer, ovviamente) una determinata parola di fantasia, che dava un risultato particolare appositamente creato per ingannare Bing. E l’inganno è riuscito: dopo pochi giorni, anche Bing trovava le medesime pagine con le medesime ricerche.

Ora, che questa strategia di business sia lecita o meno non è compito mio stabilirlo, ma di sicuro la scoperta non fa fare una bella figura a un gigante come Microsoft che ha investito centinaia di milioni di dollari per mettere in piedi Bing.

Siamo tutti pirati

music pirate

Come al solito la brillante stampa generalista arriva a dare le notizie con precisione temporale millimetrica. Secondo un articolo di Repubblica, gli italiani scaricano illegalmente da internet tantissimo materiale. Meno male che c’è Repubblica.

La notizia che in Italia si scarica tantissimo è ormai cosa vecchia. Siamo il popolo che si contende, con Spagna e Cina, il primato della pirateria mondiale. D’altra parte il nostro Presidente del Consiglio che cerca di sfuggire alla legge non è altro che una buona approssimazione della popolazione che rappresenta. Certo, i reati sono di tipo diverso, ma anche l’importanza del personaggio lo è.

Secondo l’articolo, un internauta su quattro scarica regolarmente materiale illegale, con prevalenza di persone di sesso maschile tra i 15 e i 34 anni. Anche questa informazione è un classico “cigno nero”: alla nascita di Napster nel 1999 chi scaricava erano i giovani più avvezzi alla rete, diciamo persone tra i 15 e i 25 anni. Quanti anni hanno, ora, i venticinquenni di allora? Dodici in più, ovvero 37. E non è che uno smette quando cresce, no?

Quindi il fenomeno può solo aumentare col tempo, per il semplice fatto che le nuove generazioni squattrinate non perdono l’occasione per imparare, e le vecchie generazioni abituate ad avere tutto gratis non inizieranno certo a pagare perché sono cresciute e diventate moralmente sensibili a questo tema.

Il futuro della musica online non è la guerra contro il piccolo che scarica, ma una ricerca da parte delle case discografiche di trovare un nuovo modo per monetizzare i loro investimenti.

Alice e il crack delle reti

alice_gate_voip

Qualche giorno fa ho pubblicato un post sul ritardo mostruoso con cui i media hanno reso consapevole la popolazione di quanto le reti wireless di Alice e Fastweb siano insicure.

Ebbene, forse qualcosa si sta muovendo. La settimana scorsa ho cambiato il mio router di Alice perché continuava a bloccarsi. Il nuovo arrivato, di un lotto datato ottobre 2010, ha finalmente un algoritmo differente per la generazione della password, che spero sia davvero casuale. Inoltre, la chiave WEP non è uguale alla WPA accorciata, il che fa sperare bene.

Sempre sull’argomento, oggi ho messo a punto una applicazione per iPhone che controlli la sicurezza delle reti. Per ora funziona solamente con Alice, ma in un prossimo futuro sarà utilizzabile anche dagli utenti Fastweb e da tutti coloro che hanno un router di tipo molto diffuso, quindi più soggetto ad attacchi brute force.